Renato Tamburrini

Notte di Natale 1943....

.....in chiesa due soldati tedeschi, due prigionieri inglesi

 clandestini, un gruppetto di diplomatici di rango:  che sta

 succedendo a Settefrati?

Ce lo racconta il libro di uno di loro...

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Sul finire del terribile anno di guerra 1943, nei giorni dello sbandamento seguito all’armistizio dell’8 settembre e allo stabilizzarsi della linea Gustav, un certo numero di personalità che volevano sottrarsi alla collaborazione con i tedeschi e con la Repubblica sociale di Mussolini tentarono di attraversare il fronte e raggiungere il Sud, controllato dagli Alleati e sotto la giurisdizione del governo Badoglio, fedele al Re.

In questi scombussolamenti fu coinvolto anche Settefrati, dove soggiornò il regista Luchino Visconti di Modrone, esponente della Resistenza che poi passò la linea Gustav. La vicenda è abbastanza nota in paese e ben custodita nella memoria della famiglia Cardelli, che lo ospitò. Lo stesso Visconti ha ricordato il fatto. Vero è che ad oggi non c’è ancora una ricostruzione scritta sulla permanenza del grande regista, sulla quale pure abbiamo sentito molti aneddoti. E invece sarebbe auspicabile, per fissare la memoria dei racconti orali, che col tempo ovviamente tende a rarefarsi: basti considerare quanti protagonisti diretti non ci sono più. Sto pensando - anche con una  buona dose di nostalgia - agli arguti racconti delle signorine Maria (1903-1981) e Rosina (1902-1992) Cardelli e della loro cognata signora Antonietta Visocchi (1908-1992), vedova del dottore Michele Cardelli (1898-1949), che ho ascoltato a cavallo tra adolescenza e giovinezza.

Ma il caso Visconti non fu isolato. Personaggi meno noti al grande pubblico furono ospiti di Settefrati  in quei mesi. In particolare un gruppo di diplomatici che volevano raggiungere il Sud soggiornò in casa di Ida Tamburri Terenzio (1894-1970) e Marietta Tamburri (1899-1964). Della loro permanenza sicuramente conserva il ricordo Salvatore Terenzio, diplomatico egli stesso. Ma per la verità io – e come me gli amici della mia generazione- ne ho sentito parlare più volte da Antonio Socci , che ricordava tanti nomi e alcune circostanze.

Un caso curioso – o forse una folata di vento daglie Còlle Pepùne – ha voluto che proprio in coincidenza con la morte di Antonio – che era un vero pozzo di ricordi su Settefrati (e purtroppo, come Donatella mi ha confermato, non ha dato esito a un progetto che aveva a lungo accarezzato e corteggiato , quello di fissarli per scritto) – mi sia imbattuto in un libro scritto proprio da uno dei diplomatici, Enrico Guastone Belcredi (1907-2002), intitolato “La carriera”, pubblicato da Rubbettino nel 2006. Nella scoperta ho facilmente coinvolto mio fratello Attilio, ormai cultore appassionato delle genealogie settefratesi, e così lo abbiamo scaricato per pochi Euro e subito scorso con avidità.

 In più di 500 pagine l’autore ripercorre la storia dei suoi incarichi diplomatici , con ricchezza di dettagli, di aneddoti gustosi e con quell’ inconfondibile stile un po’ ironico e un po’ distaccato proprio di chi ha frequentato dall’interno un certo mondo internazionale, fatto di molte relazioni aristocratiche e di frequentazioni non troppo enfatizzate di esponenti dell’alta politica.

Il capitolo 13, che potete leggere per intero, parla a lungo del soggiorno settefratese dell’autore, che durò oltre il Natale 1943, protraendosi fino al febbraio 1944. Proprio il racconto del Natale 1943, insieme a quello del bombardamento del gennaio 1944, e la descrizione della vita nella grotta dei pastori, da gennaio in poi, sono tra i punti più suggestivi del capitolo.

Il viaggio verso Settefrati comincia grosso modo a pag. 408, ma consiglio la lettura anche della parte precedente, almeno dall’arrivo a Roma, per inquadrare meglio tutta la vicenda. L’autore precisa, rammaricandosene, che all’epoca non tenne un diario. Questo significa che alcuni particolari del paese e delle persone potrebbero essere inesatti o confusi, come ad esempio – sospetto - l’identificazione di Vittorio Gassman in compagnia di Visconti, circostanza sulla quale non sembra essere rimasta alcuna memoria in paese. E così pure resta al momento misteriosa l’identità della signora Maria che li ospitò nella sua casa di pietra, dal momento che la descrizione fisica è molto lontana dalla figura di Marietta Tamburri, quale la ricordiamo o possiamo vedere nelle foto. Lo stesso problema si presenta sui dettagli geografici, come quando l’autore afferma che da Settefrati si vedono San Biagio, Vallerotonda e Viticuso.

Dal racconto emerge con assoluta certezza un ruolo di primo piano del prof. Gaetano Venturini (1912-1963) come attivo protagonista della rete clandestina antifascista - che aveva nella dimora della famiglia Bisleti di Veroli uno snodo strategico - sia in relazione alla copertura dei diplomatici, sia nell’intelligence con i due inglesi nascosti nel paese occupato dai tedeschi. Interessante la lista dei diplomatici presenti, da Giovanni Luciolli a Mario Mondello a Corrado Orlandi. Nel gruppo figura anche un importante ufficiale di collegamento che doveva anch’egli raggiungere il Sud, il capitano Avati, già addetto militare a Berlino: con tutta probabilità questo ufficiale corrisponde al capitano di Cavalleria Domenico, nato nel 1914, caduto in azione a Cassino o a Montelungo nel 1944. Probabilmente portava notizie sulla situazione in quell’area a Badoglio (nel nostro testo Guastone Belcredi  dice che aveva un messaggio importante per Badoglio).

La vicenda si conclude con la dispersione del gruppo, e l’avventura del ritorno a piedi dell’autore a Roma, dove assiste al maestoso e impressionante spettacolo della ritirata delle truppe tedesche del generale Kesserling.

Insomma, credo che questi ricordi, oltre a ricomporre alcune tessere del mosaico della storia del nostro paese, siano una bella lettura per tutti noi e francamente non vorrei sciuparla con troppe anticipazioni.

Ma penso che sarebbe comunque un bell’arricchimento se emergessero altri riscontri e precisazioni sulle persone e sui fatti di quel periodo, sia dai ricordi vissuti o raccontati, sia da una lettura più sistematica delle fonti scritte, prime tra tutte le memorie di Visconti e di Luciolli, che mi riprometto di scandagliare al più presto.

 

Renato Tamburrini

31 maggio 2013

Grazie di cuore a Renato Tamburrini che ancora una volta da' un importante contributo alla conservazione delle memorie di Settefrati. Questa volta ha scoperto un libro  autobiografico nel quale l'autore,  un ambasciatore italiano, racconta che..... non anticipiamo nulla, la presentazione di Renato di quanto narrato dall'ambasciatore e le pagine di quest'ultimo che ci riguardano saranno di piacevolissima lettura. 3 giugno 2013