Rovi, tafani, zecche…..

 

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Uscire presto al mattino per camminare, per fare qualche lavoretto in campagna, o per una una passeggiata “fuori pista” , o,  solo qualche volta,  per una piu’ impegnativa camminata verso i monti,  sono solo alcune fra le piu’ attraenti possibilita’ delle vacanze settefratesi. Il nostro territorio e` vasto e molto diversificato, e partendo dai terreni piu’ in basso, ai confine con Rosanisco, sale man mano verso i nostri villaggi, poi verso i nostri oliveti, e su, su, verso le alture di Colle Alto e del Pozzo, e poi Casalorda e la Rocca Altiera, o  La Rocca, Canneto, l’Acquanera, Selva Piana, Monte Mari, Mont’Irto. E` la nostra terra, che ha nutrito e scaldato il nostro popolo per millenni. E` la nostra terra fecondata dal buon Dio e, nel passato anche recente, dal lavoro dei nostri padri, sempre secondo il volere di Dio.  Questo il quadro generale e storico. Ma ora…. quanta tristezza …. La parola che piu’ sinteticamente rappresenta l’attuale situazione del nostro territorio e’: abbandono. E` presto detto: nonostante la meccanizzazione agricola, per il fatto che la curva demografica e` scesa in maniera drammatica (su in centro, in inverno solo 300 persone, con molti anziani, ed i contadini in senso stretto si contano sulle dita di una mano….), per il fatto che il lavoro nei campi o nei boschi e` visto come lavoro degradante,  il che  oltre che assurdo  e` anche un po’ folle, ci si para davanti uno spettacolo pauroso: i rovi stanno prevalendo, soffocando gradatamente ogni cosa….  Non ci credete? Date un’occhiata dietro l’Asilo, o dal posto dove sparano il 22 Agosto e fino alla Carecara sotto la strada, o al Pisciarello, o all'altra Carecara dopo la Canala, o al Fosso del Monaco, o al Tredici, o….etc, etc… Se non sono i rovi sono altre essenze spinose, ostili, destabilizzanti, dannosissime - Non pomi v'erano ma stecchi con tosco – Inferno Canto XIII -    Per la vita animale altre tragedie…. Le specie piu’ gentili ridotte al lumicino…. impera il cinghiale. Se una vigna eroica resiste subisce l’assedio di uccelli nocivi…. Fuori del paese, un po’ dopo l’alba, inizia il tormento delle mosche cavalline (o tafani), che si presentano cosi’ numerose ed aggressive quasi intimando: andate via, non disturbate il regno delle tenebre… i cavalli allo stato semibrado e le vacche mezzo inselvatiche, con altri fattori, avrebbero poi provocato una  lugubre infestazione di zecche…… Verrebbe da dire che l’opera di bonifica voluta dai monaci, voluta dallo spirito religioso, quest’opera e` ormai solo una gran rovina e che giorni molto tristi attendono la nostra terra.

Cosa pensarne, cosa dire, cosa fare, cosa sperare ?

Senza girare molto intorno al problema verrebbe da dire che la cosa piu’ urgente e quella di capire  cosa e` successo e perche` sia successo, capire la genesi della malattia che ha colpito in modo cosi’ pesante la nostra terra, individuare il virus che l’ha provocata….... una buona diagnosi, seria, e’ premessa indispensabile per qualsiasi tentativo di terapia. Un suggerimento,  dall’anima mia … il percorso che va dai rovi e dalle zecche ai giardini che danno ogni frutto e ristoro agli occhi ed alle anime di tutti e` un percorso di civilta’, che richiede sacrificio e che si puo’ fare se lo si percepisce, come di fatto e`, fondato su un desiderio, su un mandato di Dio. Il dissodatore e poi il coltivatore e` un collaboratore del Creatore, e solo questa prospettiva Biblica e Cristiana e` quella che radica un popolo in un territorio; al contrario, se viene a mancare questa prospettiva si va incontro al regno dei rovi e della zecche, verso un inaccessibile inferno,  peggiore della dantesca selva selvaggia ed aspra e forte, che sara` anche metafora dell'anima in preda al peccato, ma e` anche una natura degradata dalla lunga assenza dell'amorevole coltivatore … La rottura del rapporto fra una terra ed i suoi figli deriverebbe quindi  da un piu’ grave deteriorarsi del rapporto fra l’Uomo ed il suo Dio? “Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori…”, “Senza di me non potete fare nulla…” … se la crisi del rapporto uomo-terra e` solo manifestazione della crisi del rapporto Uomo-Dio, e` delineata subito la traiettoria del recupero….. la natura rifiorira’ se e quando rifiorira’ la presenza di Dio nell’Uomo e negli Uomini, non prima, anche a Settefrati: non solo nel culto, nelle processioni, pur importantissime, ma nella vita di tutti i giorni, perche` Dio e' Dio sempre, anche dopo l' "ite missa est" . Sarebbe allora sbagliato cercare soluzioni solo economiche a problemi di ben altra natura. Il giardino e` cristiano ed e` fatto perche` Dio ama passeggiarvi… e quando il buon Dio passeggia nel giardino questi diventa piu’ bello, perche` piu’ aderente alla sua alta missione…. Le zecche, i rovi,  i tafani  evocano l’inferno dantesco, il luogo cioe’ dove Dio non passeggia, il luogo non frequentato da Dio e conseguentemente non frequentabile nemmeno dagli uomini.

Antonio Vitti

19 settembre 2010