1 giugno 2002

Un articolo del Prof. Venturini sul Santuario di Canneto del 1963:

 Vitalita` del  Santuario della Madonna di Canneto

Occorre un piano che concili le esigenze panoramiche e i tradizionali valori religiosi con le istanze di carattere economico e sociale imposte dal progresso dei tempi.

Settefrati, 31 agosto 1963

Il Rettore del Santuario di Canneto, don Dionigi Antonelli, con squisita sensibilita`democratica, usa pubblicare annualmente un particolareggiato rendiconto delle entrate e delle uscite, nonche` delle altre cose notevoli attinenti al culto a Maria , stabilitosi da tempo immemorabile (pare dal V secolo dopo Cristo) sul pianoro della Valle di Canneto, in Comune di Settefrati, a ridosso delle piu` eccelse cime dell’Appennino abruzzese laziale. Li`, a 1020 m s.m., in una suggestive cornice di boschi, di acque e di vette ininterrotte , sotto quello “scorcio stupendo di cielo” dal 18 al 22 agosto, passano cantando, nelle fogge colorate dei loro costuni vestusti, decine di migliaia di devoti pellegrini del Lazio, della Campania, degli Abruzzi e del Molise , creando con il tumultuoso fervore della loro fede antichissima “visioni di sempre che sanno di eternita` piu` che di tempo”. Pero` a Canneto non c’e` nessuna traccia piu’ delle acque rumoreggianti , irrompenti e spumeggianti del fiume che era l’anima e il genio segreto del luogo. Il Melfa, il favoloso fiume delle stellucce della Madonna, e` agonizzante, ridotto a poco piu` di un greto sassoso e desolato. Spettacolari dighe e invasi, posti in atto dalla Societa’ Romana di Elettricita’, la captazione delle acque residue da parte dell’Acquedotto degli Aurunci, hanno fatto della Valle di Canneto, di questa terra di Maria, una landa quasi desertica. E` mancato infatti un piano, che conciliasse le esigenze panoramiche, i tradizionali valori religiosi, con le istanze di carattere economico e sociale imposte dal progresso dei tempi.  Quel che piu` ci duole e` che lo scempio si e` compiuto tra “l’indifferenza che a volte e` parsa tacita connivenza delle autorita’ tutorie”. Come si e` potuto prescindere da un decreto (mi pare del 1938) grazie al quale la intera zona di Canneto veniva sottoposta a vincolo e dichiarata di interesse artistico e panoramico? Le canalizzazioni si sono effettuate con ritmo febbrile, tra le vane proteste del popolo e della Direzione del Santuario. Oggi si piangono, da taluni, lagrime di coccodrillo, ma intanto le ultime gocce del fiume agonizzante vengono imprigionate con lo stesso barbarico sistema per certo saponificio in quel di Picinisco. Non ci resta che esclamare indignati: ”Usque tandem, Catilina?...” Piu` consolante e` notare come il culto della Madonna di Canneto si dilati sempre piu`. Pellegrini provenienti da 157 citta` e paesi hanno lasciato le loro offerte - modeste o generose , a seconda delle possibilita`- grazie alle quali nel 1962, le entrate si sono pressoche` raddoppiate, giungendo ad oltre tre milioni, con circa un milione e mezzo di avanzo, detratte le uscite. La vendita di oggetti sacri, ricordi del Santuario, effettuata a cura dell’Amministrazione, ha notevolmente contribuito a tale portentoso incremento. Venti milioni sono stati finora spesi per il restauro della Chiesa, ma molto c’e` ancora da fare. Tutte le domeniche, da giugno ad ottobre, si celebra una Messa festiva alle ore 10 su a Canneto e vi assistono gruppi occasionali di gitanti. Mentre ci rallegriamo della vitalita` sempre piu’ vigorosa del Santuario, ci auguriamo che la rotabile di accesso ad esso, che taglia le rocce e penetra nei boschi, possa essere presto rifinita e definitivamente sistemata con la bitumatura.

Gaetano Venturini


Commento - Erano gli anni immediatamente seguenti l'apertura della strada Settefrati-Canneto e la terribile captazione delle acque del Melfa. Nell'articolo che presentiamo il prof. Venturini registra con soddisfazione la vitalita' del Santuario e alza il suo lamento per lo sconvolgimento della valle che non trovo' resistenza da parte delle autorita' tutorie che cosi' si caricarono di pesantissime responsabilita'. La riproposizione di questo breve scritto e' utile per ricordare quanto certi errori possano avere effetti devastanti e per chiamare tutti alla vigilanza , perche' quanto di ancora valido vi e' nel patrimonio naturalistico settefratese non subisca altre distruzioni. Viene anche da dire che certe frettolose giubilazioni di amministratori che avrebbero dovuto fare qualcosa per bloccare le mani empie dei predatori di Capodacqua andrebbero riconsiderate, ed e' dir poco: nell'inerzia pressoche' generale l'antico fiume subi' barbara violenza e la sacra valle porta ancora i segni dello sfregio subito. Certamente e' bene ricordare questa che e' una delle vicende piu' dolorose della storia recente del nostro paese; ma va anche ricordato che all'indifferenza dei piu' non si associo' l'uomo di profonda cultura, il prof. Gaetano Venturini: anche nell'articolo che riproponiamo con  prosa elegante e potente, a tratti lapidaria, nel registrare l'orribile e praticamente irrimediabile accaduto, sembra lanciare un monito a noi a non abbassare mai la guardia. E' bene ricordare, difatti ancora potranno esserci forze brute a deturpare il nostro ambiente, a rubare le nostre opere d'arte, a ferire la nostra cultura, quel tutto unico cosi' dignitoso, cosi`prezioso, cosi`vulnerabile.

Antonio Vitti 2002