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Aldo Venturini

 

L'Abbazia Benedettina di San Vincenzo al Volturno

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La Madonna ha restituito un gesto d’amore a San Benedetto, dopo milletrecento anni.

L’ho scoperto l’altro ieri .

Nel 703, tre principi longobardi: Paldone, Tafone e Tasone costruirono nell’Alta Valle del Volturno, il monastero di San Vincenzo che era tra i più grandi della Cristianità medievale con la presenza stabile di oltre mille monaci.

Anche se non documentabile, è presumibile che i monaci sciamassero per  evangelizzare i territori circostanti e costruire diverse chiese tra cui, nei primi decenni del 700, quella dedicata alla Madonna di Canneto.

Infatti, nel Cronicon Vulturnense, una raccolta di documenti di storia altomedievale ,è attestato uno stretto legame tra il Santuario di Canneto ed il grande monastero di San Vincenzo al Volturno.

A riprova di questo cordone ombelicale, lungo il sentiero che collega le due abbazie, sull’altopiano del monte Meta, c’è un pianoro col toponimo “Pian dei monaci” . Si racconta , infatti, che tre monaci ,durante il tragitto ,furono sorpresi in quel luogo da una tormenta di neve e morirono assiderati.

I secoli trascorsero tra devastanti terremoti, distruzione ad opera dei Saraceni con l’uccisione di oltre 500 monaci , e ripetuti incendi dovute a truppe nemiche. I resti delle strutture , incamerati dallo Stato, furono venduti a privati.

Dopo le distruzioni belliche del 1944, cominciò la ricostruzione , in dimensioni decisamente più piccole, sia della Chiesa che degli edifici monastici annessi.

Ma grazie all’interessamento dell’abate D’Onorio di Montecassino, il 10 ottobre 1989, anniversario della distruzione saracena del 10 ottobre 881, fu ridato vita al Monastero con l’insediamento di una Comunità di quattro monache che nel pieno rispetto della regola benedettina portano avanti attività sia religiose, (preghiera e canti gregoriani) sia lavorative (laboratori di restauro di libri antichi, di ceramica , di lavori in cera, coltivazione degli olivi, delle viti , del frumento e la riattivazione di una stalla).

Ma, udite udite, un particolare molto interessante, è  il fatto che le Monache provengono dal Monastero Regina Laudis di Bethlehem nel Connecticut, USA, a pochi chilometri dalla città di Stamford dove è presente, da varie generazioni, una folta comunità di Emigrati  Settefratesi.

Mi piace pensare che alcune monache del Regina Laudis abbiano radici della nostra Terra Settefratese.

La nostra Regina di Canneto , dopo milletrecento anni non ha dimenticato il gesto d’amore e di fondazione dei monaci benedettini e ha contraccambiato inviando un manipolo di Sue monache (con radici settefratesi) a “Rifondare” l’Abbazia di San Vincenzo.

A fianco del portone badiale, tra bellissimi vasi di gerani rossi e un assordante frinire di cicale ,c’è una scritta: ”Questo Monastero della Santa Congregazione rimarrà per convertire, arricchire le anime  fino alla fine dei secoli “.

Settefrati 7 agosto 2012,

Festa di San Gaetano,

Aldo Venturini