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Ricordo di Salvatore Terenzio

Londra , Montreal, Karachi, Perth, Roma...  queste le citta' ( non tutte, solo quelle che ricordo...) nelle quali Salvatore Terenzio ha operato nella rete consolare italiana, che , come compito primario, ha quello di assistere i nostri connazionali che risiedono nell'area di pertinenza dei singoli consolati. Salvatore inizia a Londra la sua carriera quale assistente dell'Ambasciatore Quaroni , esperienza questa, - si trattava la pace dopo la terribile seconda guerra mondiale - che ne arricchi' la formazione. Dopo il lungo peregrinare per il mondo, ultima tappa a Perth , in Australia, dove la locale comunita' italiana volle intitolargli un asilo , Salvatore rientro' a Roma con un alto incarico al Ministero degli Esteri per i problemi dell'emigrazione. Quando ando' in pensione si ritiro' a Settefrati dove fece restaurare la bella casa di Zio Fortunato Terenzio e Zia Ida Tamburri, dei quali era unico adorato figlio. "Un turno di servizio" : cosi' Salvatore volle chiamare, perche' convinto che cosi' dovesse essere, il suo incarico di Sindaco che non cerco' ma che accetto'. Sindaco di Settefrati, paese che amava molto, non solo per le bellezze naturali, gli amici, la quiete, le tradizioni antiche che scandiscono l'anno; non solo, ma anche e soprattutto per la gente. Ho avuto l'onore di essere considerato suo amico , e lo ero, e fra amici, si sa, si conversa a lungo, ed anche a Salvatore, oltre che alla mia famiglia ed a tanti altri buoni maestri, debbo una certa sensibilita' per i problemi socioeconomici, o meglio per i problemi della gente, sensibilita' che coltivo, che custodisco,  e che ben si raccorda con gli insegnamenti antichi e recenti sulla modestia, sulla poverta', del Francesco Antico e del Nuovo Francesco. Ricordo che, per non voler parlare come quelli che dicono di saper tutto, Salvatore scrisse al Censis, al Censis di De Rita, chiedendo lumi su quanto fosse possibile fare  per Settefrati: De Rita disse al Ministro Terenzio che il nostro paese non aveva, come non ha ancora, una vocazione forte e specifica , per cui ogni strategia di sviluppo, o meglio sarebbe dire a questo punto, di salvataggio, ogni strategia che  si volesse adottare, imponeva ed impone soluzioni articolate, in diverse direzioni: non solo turismo, non solo agricoltura, non solo , eventualmente, industria o servizi, ma un mix di questi fattori, che se sapientemente dosati,  darebbero frutti che, piu' che solamente sommarsi, potrebbero attivare buone  sinergie. Salvatore che sapeva molto, chiese lumi a chi ne sapeva di piu': una lezione di umilta', della quale in giro c'e'  tanto bisogno, essendo questa un po' l'epoca dell'autoreferenzialita', dei ciarlatani e delle loro chiacchiere.

Ora Salvatore ci ha lasciati, e noi settefratesi siamo un po' piu' poveri. Nel nostro piccolo e vecchio cimitero, quando andremo in visita, il suo sepolcro sara' una tappa obbligata, per una breve preghiera, per un ricordo, e per dire grazie ad un uomo serio, colto, buono, un servitore dello stato per l'intera vita di lavoro,  e del suo paese, per un solo turno,  come egli ci assicurava con un filino di ironia, perche' ben lo sapeva, le parole servitore e turno non si compongono in un modello di comportamento molto adottato. Addio caro Salvatore.

Antonio Vitti - 15 ottobre 2013