Una colonia di querce ed un orologio solare

 

Racconta L. Borges che un anziano ingegnere argentino di Buenos Aires, che lavorava alle Ferrovie del Sud, ogni due o tre anni andava in Inghilterra al solo scopo di  visitare un orologio solare ed una colonia di querce.

 

Le visite  periodiche dell’anziano ingegnere sono presentate in forma molto scarna, ma le poche  parole muovono a considerazioni inusuali, profonde, sono parole in qualche modo profetiche.  Il pensiero  e`  mosso dal grande  scrittore argentino, dal suo poetare, dal suo profetare.

 

La prima considerazione e` che una visita e` un fatto relazionale, che presuppone due termini che gia` si conoscono, per cui, nel nostro caso si da’ per scontato che  si possa avere amichevole conoscenza di alberi e di oggetti apparentemente inanimati.

 

Gia`, conoscenza, parola che contiene sedimenti  di precedenti contatti, che puo’ contenere una componente di amicizia, di intesa, di quella amicizia che sicuramente puo` esserci fra  gente che si conosce e che si rende visita,  ma,  ed ecco la novita`,  anche fra un  anziano ed alcuni alberi ed un oggetto inanimato.

 

Amicizia per particolari alberi e per  particolari oggetti, un’amicizia forte se da sola puo` indurre ad un lungo viaggio transatlantico e via nave?  Ma questo lo capisco bene anche io, eccome se lo capisco bene. Amo e rendo visita ad una colonia di tigli e ad un orologio che suona di notte i quarti d’ora e che suona meglio quando suona la banda, quando si fa sentire il cloppete della fontana ed il barattolo  calciato da un bambino. 

 

Rendo visita ad una colonia di cipressi e al cigolio di un cancello pesante, ad muro a secco, a ginestre sfiorite ed ad ulivi rinsecchiti, ad un altro muro a secco e ad un’altra colonia, stavolta di biancospini. Rendo visita ad una fontanella  e ad una nuvola leggera.  Rendo visita a poche stelle vicinissime e alla luna che nasce silenziosa sopra Casalvecchio.

 

Rendo visita alle lucciole e ai grilli, al cane lontano e mi giunge amico il suono delle ore da  Pietrafitta. Rendo visita ai ricordi che vivono in simbiosi con  suoni e profumi  e luci  e calure e venticelli e sogni… rendo visite .. saluto tutti  … e poi (ed il discorso si fa piu` etereo), continuo le visite nel sogno, visito il passato e il futuro che non conosco ma di cui  intuisco la musicalita`, gli aromi...... 

 

Un orologio solare ed una colonia di querce, metafore di un mondo mite, amico, complice.  Metafore di un universo che si puo’ amare  e che ci ama, come possiamo vedere se ci poniamo in condizione di riceverne i deboli segnali meridiani e notturni. Il mondo non ci e` estraneo anche` perche` ne facciamo parte: l’acqua del nostro corpo e` un antichissimo fossile come quella degli alberi; scambiamo energia con il resto dell’universo: quell’energia che muove i miei arti era del sole, poi passa da me nell’aria ed in parte e` intercettata dalle nuvole, in parte reirradiata vero i cieli ….. Siamo parte integrante dell’universo, tutti lo siamo, anche la piu` piccola delle espulsioni od omissioni e` impossibile, e sarebbe atroce delitto, partecipiamo tutti, tutti, tutti di un’unica origine e di un unico destino: siamo tutt'uno, percio` siamo tutti amici anche se lo dimentichiamo facilmente, ed ecco le visite agli orologi solari.

 

E se  come in una grande sineddoche ed in una  grande immagine e somiglianza siamo unici e molteplici, se ognuno di noi e` tutti, se tutto e` ciascuno, se ciascuno e` tutto e tutti se siamo un infinito infinitamente policentrico,  allora e` impossibile non amare colonie di alberi e orologi solari e.... Borges.

11-10-2006

 

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