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5 maggio 2016

Concimi, agricoltura, abbandono dei terreni e disoccupazione

Il mondo sta cambiando a velocita' vertiginosa; forse non tutti se ne rendono conto a sufficienza, e, man mano che si va avanti, il panorama del possibile o del pensabile si allarga, cosi' come salendo verso la cima di una montagna il panorama si ingrandisce. Anche se la metafora della montagna e' letterariamente parlando “consumata”, rende bene, e' proprio cosi', diventano enormi le possibilita' di sviluppo delle conoscenze dell'uomo in molti settori dello scibile, qual piu' qual meno. Una precisazione: parliamo segnatamente delle conoscenze scientifiche, figlie per lo piu' della matematica, e madri delle tecnologie. Una breve parentesi: se le tecnologie vengono dalle scienze naturali e se la particolare scienza della matematica, quasi sorella maggiore delle altre scienze, ha reso possibile i progressi delle altre scienze naturali, sentiamoci legittimamente orgogliosi di Pitagora, di Archimede e giu' per il corso della storia fino a Gregorio Ricci Curbastro, dell'Universita' di Padova, al quale il grande Einstein disse grazie per aver da lui avuto gli strumenti matematici necessari per dar forma compiuta alla nascente teoria della relativita' generale. Si potrebbe dire che il percorso che coinvolge matematica, scienze naturali e tecnologie attraversa piu' di due millenni e coinvolge molte migliaia di menti, molte migliaia che oggi potremmo dire essere diventate milioni. Tutti benefattori i pensatori di Accademie, Monasteri, Universita'; tutti pensatori quasi mossi dal desiderio di scoprire le leggi della natura stabilite da Dio, la cui conoscenza e' sempre misteriosamente presente in noi, come ci hanno detto i grandi filosofi greci. Tutto bene, tutto benissimo, senza alcun dubbio. Pero' tutto gravido di conseguenze, il piu' delle volte positive. Bisogna riflettere molto per comprendere a fondo quanto comportera' nel bene (molto) e nel male (speriamo non molto) l'esplosione delle comunicazioni, l'enormemente accresciuta disponibilita' di beni e servizi, l'internazionalizzazione dei mercati di consumo e dei mercati di produzione. Difficile orientarsi nel magma delle attuali analisi anche perche' predomina una visione spesso mitica di quanto succede. Se si puo' partire da campioni ancorche' piccoli (purche' non manipolati, non piegati a idee o meglio, ad opinioni non dimostrate e spesso chiaramente insostenibili) per cercar di capire cio' che e' successo e cio' che potrebbe succedere, ripensare a quanto e' successo al nostro paese sara' molto utile. Un territorio che per millenni ci aveva sostenuto in pochissimi decenni e diventato economicamente, culturalmente e sociologicamente non piu' adeguato alle nostre esigenze. La comprensione di quanto e' successo e' molto epidermica, molti problemi sono stati rimossi, se ne parla poco. Ci si ferma in un compianto che vaga fra motivazioni eco-sociologiche (agricoltura povera, mancanza di industrie) al desideri di vivere piu' intensamente (mito fortissimo fra i piu' giovani); ci si piange addosso e si passa oltre, forse c'e' in fondo poco interesse a conoscere, forse paura di conoscere, forse semplice inedia, forse tutte queste cause in proporzioni variabili da caso a caso. Ma bisogna tentare di leggere la realta' senza timori reverenziali, senza lasciarsi condurre per mano dai soliti santoni della televisione (la televisione: una grande occasione buttata via, avrebbe potuto fare tanto bene, non dico che non ne abbia fatto alcunche', dico che avrebbe dovuto fare molto, molto, molto di piu', purtroppo). Cercando di affrancarmi da ogni tutela culturale, e preferendo appoggiarmi ad autorita' indiscusse, quanto poco conosciute, molto poco assimilate, debbo continuare a pormi domande. Girovagando quindi alla ricerca di quanto si puo' solo ipotizzare dico che: sono ultraconvinto che il progresso tecnologico ha creato una disoccupazione cronica e strutturale da far paura: al Sud Italia il 55% dei giovani e' disoccupato, un dato devastante, come l'ha definito il primo ministro italiano recentemente, a Napoli. Un tempo l'emigrazione era la valvola di sfogo della disoccupazione, oggi non piu', perche' se il virus che ha infettato bene o male tutti i paesi si chiama progresso tecnologico, si chiama macchina, i paesi tradizionalmente meta di lavoratori senza lavoro in patria, ne sono affetti anch'essi. Cosa fare? Prima di passare ad ipotesi di terapia , affonderei ancora un po' sulla diagnosi. Linea Verde. La linea sara' verde ma il Tempo e' spesso perso. Troppo spettacolarizzata, troppo ideologizzata, troppo in mano ad inesperti dai quali si puo' imparere qualcosa solo indirettamente (ospiti) .... domande a volte banali... risposte a volte troncate, non ascoltate e non comprese.... Ogni tanto ne viene comunque lo spunto per una riflessione. Per esempio viene detto che dal tempo dell'antica Roma ad oggi la produttivita' di grano per ettaro (vale sostanzialmente per molte altre coltivazioni) sarebbe passata da 2q.li/ettaro a 90 q.li/ettaro per via dei concimi chimici … Mi pare una esagerazione .. esagerata... crederei ad un rapporto non di 1 a 45 ma che so? Diciamo 1 a 4 , 1 ad 8 , 1 a 10. Non e' assolutamente poco, non lo e'. Chiaramente i sistemi economici cercano, inseguono, equilibri difficili da raggiungere ma che sono perseguiti con continuita'. Se ad una data popolazione occorreva, ceteris paribus, a parita' di tutto il resto, una superficie S, dopo l'adozione generalizzata dei concimi chimici la superficie S deve ridursi ad S/10 ; cioe' se ad una data comunita' occorrevano, solo per esempio, 100 ettari ora ne occorrerebbero solo 10 , 90 ettari abbandonati, calcolo cautelativo. L'abbandono dei milioni di 90 ettari a che cosa porto'? La risposta e' stampata sulla nostra pelle: emigrazione... emigrazione... emigrazione... Non si dimentichi che la disoccupazione e' figlia del progresso tecnologico, che l'abbandono dei terreni e figlia dei concimi chimici, cosi' come la disoccupazione agricola e figlia dei trattori. Progresso delle tecnologie meccaniche (trattori et similia..) , uso massivo dei concimi chimici e conseguente abbandono dei terreni piu' “poveri” … verrebbe da dire che in pronipoti di Archimede e Pitagora hanno fatto un bel macello, senza contare, la bomba atomica, il cui pericolo, nonostante la terribile lezione di Hiroshima, sembra essere stato rimosso …. Ma molte cose non tornano …. i terreni saranno abbandonati, e lo sono, la disoccupazione sara' devastante, anzi ha gia' devastato, ma... i magazzini sono pieni da scoppiare, l'offerta di beni e servizi e' talmente smisurata da far venire la nausea. A proposito di produzione agricola, concimi e trattori : negli USA solo il 2.8% della popolazione attiva lavora in agricoltura e vi sono problemi di superproduzione. Se il 2.8% diventasse 28% gli USA da soli potrebbero dar da mangiare a tutto il mondo. Emergono da queste semplici considerazioni due fatti macroscopici: la disoccupazionre e' cronica e degenerativa, la capacita' produttiva di beni e servizi e' enorme e crescente: le curve della disoccupazione specifica e delle capacita' produttiva specifica sono ambedue crescenti e figlie del progresso tecnologico, nipoti delle scienze naturali, pronipoti della matematica. Tutto veramente ingovernabile? Stiamo andando con velocita' crescente verso il baratro? Non lo credo, le soluzioni ci sarebbero ,,, ma... ne riparleremo.