We will never forget: facciamo qualcosa per Capodacqua

 

Mefite, Maria

 

La sorgente del Melfa e` secca e recintata da ben 54 anni. Un tempio della Dea Mefite semidistrutto giace li', nel sottosuolo del posto piu' sacro della Valle di Canneto, a pochi metri di profondita'. Difficile ma non impossibile provare a sanare, per lo meno parzialmente lo scempio di Capodacqua. Perche' non ci proviamo?

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Il Monastero di Montecassino sorge nello stesso luogo dove anticamente era un tempio di Apollo; le Sibille - Sibilla Eritrea, Sibilla Persica, Sibilla Libica, Sibilla Cumana, Sibilla Delfica - della Cappella Sistina, immortalate da Michelangelo, furono profetesse del Cristo che doveva venire a salvare il mondo.  In tante luoghi  la Croce fu piantata dove era venerata una divinita’ pagana da parte di popolazioni  certamente dal cuore “inquieto”, come ci dice S. Agostino,  per la inestinguibile sete di Dio che e` elemento costitutivo dell’Uomo e del resto del Creato. Popolazioni inquiete, ma non “ingannate e mal disposte”. Absit iniura verbis : e’ lecito  dissentire dal padre Dante quando ci parla, per bocca di San Benedetto,  di gente ingannata e mal disposta riferendosi ai frequentatori del tempio di Apollo di Montecassino, cosi’ come  si potrebbe dire  che coloro che veneravano Mefite a Canneto erano persone che cercavano  il divino, anche se esso non era ancora stato rivelato appieno;  non erano cioe’  necessariamente ingannati e maldisposti i predecessori degli attuali pellegrini di Canneto, ne’ coloro che cercavano Apollo a Montecassino.  E’ per questo che quando parliamo della Dea Mefite forse ne parliamo con rispetto, lo stesso rispetto  dovuto a  personaggi   come di un mitico e tutto nostro “antico testamento”, il rispetto dovuto a chi annuncia, a chi precorre. A Canneto si incrociano sentieri dello spirito millenari che continuano ad essere ancora battuti….: il papa piu’ celebre, piu’ amato della storia recente, ed uno dei piu’ amati di sempre, ha visitato i luoghi gia’ di Mefite e poi e definitivamente di Maria, della precorritrice Sannita  e  della Gran Madre di Dio. Nel girovagare in internet ci siamo imbattuti in una  foto della lapide che gli amici pellegrini di Pizzone hanno apposto a Fonte Chiarillo a ricordo di papa Woytila e del suo umile gesto di bere, dalla Fonte Chiarillo, o di Sicar verrebbe da dire, o dal pozzo di Giacobbe, servendosi di un barattolino che aveva contenuto carne in scatola, raccolto da terra e lavato. Notiamo en passant che gli amici di Pizzone sono molto piu’ sensibili di quelli di… meglio non far nomi, meglio lasciar stare…. Se come dice l’Apostolo la Creazione attende l’annuncio della Redenzione dai Figli di Dio, ci sono consequenzialmente luoghi della terra irredenti,  della nostra terra in sofferenza che  attendono la Resurrezione che ci sara’: uno di questi luoghi di dolore ha il  nome a noi carissimo di Capodacqua.  E’ luogo sacro perche` scelto da Mefite e da Maria, luogo dell’antica religiosita’ dei nostri antenati e della nuova ed eterna religiosita’ nostra, la religiosita’ dell’Uomo Dio, Figlio di Dio e Figlio di Maria. Un luogo sacro, modello anticipatore di altri luoghi della Vergine: l’acqua, la pastorella, la richiesta dell’edificazione di una chiesa, tutte cose che furono a Canneto e che solo mille e piu’ anni dopo furono a Lourdes, a Fatima, a Medjugorie. Capodacqua, luogo Sacro e Crocifisso il cui nome   e’ per noi settefratesi, in patria o   “in esilio”,   una dolorosa presenza, un doloroso ricordo,  una ferita aperta.  

Perche’ diciamo Crocifisso? Potremmo asserire senza tema di errore che le vicende di Capodacqua nel 1958-59 furono una catastrofe per la natura per la storia per la religione del luogo: per la civilta’ nostra. Ricordiamo che per captare le acque del Melfa fu messa a secco e recintata la sorgente del fiume, fu casualmente ed inaspettatamente scoperto e semidistrutto un tempio sotterrato della Dea Mefite, furono  canalizzati, come peggio non si potrebbe,  i miseri resti del fiume delle Stellucce della Madonna. Sciagura nostra e solo nostra, grave, gravissima, difficilmente sanabile: lagrime solo nostre.  E nel cuore della disgrazia, come nella sospetta tranquillita' dell’occhio di un ciclone,  vi e` una sorta di “rimozione”, concetto che nell’accezione corrente, mutuata dalla psicologia, significa far finta che qualcosa non sia, non sia mai stata, proibito parlarne, perche’ e’ dolorosa,  e/o perche’ e’ una sconfitta, una vergogna, una disgrazia orribile. L’Unita’ d’Italia comporto’ secondo Pino Aprile da centomila ad un milione di morti? Troppo stridente ammetterlo soprattutto in clima da libro Cuore, clima di marmellata rancida, per cui quasi tutti si sono comportati come se i morti   non ci fossero mai stati: Marzabotto lo conoscono tutti, Casalduni pochi, ma Casalduni e’ piu’ grave di Marzabotto .. ed allora ..  : rimozione. Le foibe: non se ne parlava affatto, poi se ne e` parlato solo per credere di poter dire che se ne e` parlato, una sorta di dare un po’ per poi poter dire infinite volte “abbiamo gia’ dato”… di fatto rimozione anche per le foibe. Capodacqua e` stata rimossa dalla storia recente di Settefrati, nessuno piu’ (o quasi) ne parla, i piu’ anziani si pongono sulla difensiva e non ne parlano mai molto volentieri, i piu’ giovani non ne sanno nulla o ne sanno molto poco e comunque non fanno nulla: cosi’ come non c’era posto per loro nell’albergo… cosi’ non c’e’ posto per Capodacqua su nessun ….. Facebook.   Ma e` tempo di rimuovere la rimozione, e non e` un gioco di parole. Si consideri che la presenza di monete fra i reperti di Capodacqua ci dice che fu un improvviso seppellimento quello del tempio della nostra Dea, non un lento degrado, il che fa pensare, mutatis mutandis, ad una micro Pompei, colta da morte improvvisa: un piccolo e preziono sito archeologico, benche’ sfregiato dai barbari ammantati di modernita’ mal digerita, attende la liberazione. E un fiume sacro distrutto da lorsignori senza coscienza (squescienziete....), in una palude di ignavia; un fiume sacro distrutto per motivi tecnici assolutamente discutibili e senza un minimo di riguardo per l'altissima dignita’ del luogo …. Ma nessuno ne vuol piu’ parlare. Capodacqua, Cuore di Canneto per la religione, per la storia e per la natura, sfregiato da incivili sedicenti uomini di progresso e tutti a tacere …. in un silenzio che sa’ di morte. Ma c’e’ una evidente relazione fra lo scempio di Capodacqua ed il nostro silenzio; e l’acqua del Melfa tornera’ a sgorgare libera solo quando l’acqua della nostra anima tornera’ a sgorgare libera, quando avremo rimosso la rimozione.

 

Avevamo gia’ avuto modo di suggerire dalle pagine del sito www.settefrati.net  di apporre una lapide che dica e ricordi al pellegrino, al turista, all’uomo civile di passaggio che Capodacqua e` il luogo piu’ sacro della Valle: per la presenza documentata di un Tempietto della Dea Mefite precorritrice della Madonna,  per l’Apparizione della Vergine Benedetta alla Pastorella Silvana, e per un antico fiume il cui Nome era Melfa, che era un Fiume Libero che cantava da secoli arcane preci, che insieme alle acque donava stelline d’oro, e che e’ tuttora prigioniero dell’inferno che nel 1958 colpì Capodacqua. 

Perche’ non ci uniamo, perche` non ci mettiamo tutti insieme, Comune, Santuario, Parrocchie, Pro Loco, Comitato Festa di Canneto, Parco Nazionale d’Abruzzo, FAI, Pellegrini di Pizzone, e degli altri paesi per dire e ricordare a tutti, a ciascuno e a noi stessi che c’e’ una Leggenda Ferita a morte, c’e’ un Fiume Prigioniero di potenze infernali, c’e’ un Sito Archeologico che dobbiamo aiutare a riscattarsi dall'infamia subita in un’ora delle tenebre, in un anno horribilis,  che colpi’ cosi duramente perche’ si trattava di cose dello spirito, si trattava di cose di Dio ? Perche` non uniamo le nostre forze per un tentativo di ridare dignita’,  rispetto ed amore a quell’angolo di Paradiso il cui nome e` Capodacqua, colpito a morte da mano empia nel 1958?

Ci vuol cosi tanto per iniziare il salvataggio di Capodacqua partendo da una lapide? Io penso che si possa fare, che ci siano energie sufficienti.

Antonio Vitti - 17 maggio 2012