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Delia Socci Skidmore

    

 LEZIONI DI INGLESE - 2.a Parte

 

 

Le lezioni continuavano in inglese tra italiani di tante regioni con tanti diversi dialetti.  Eravamo immigrati da poco quasi tutti dal Centro/Sud alla Sicilia. Nessuno parlava italiano ne`lo stesso dialetto. Erano diversi e con suoni distinti comuni solo al paese di provenienza. Noi eravamo convinti che il nostro settefratese era il piu civile tra tutti i dialetti. Son sicura che questa nostra convinzione non era condivisa dagli altri. 

L’insegnante non sempre poteva tradurre il significato delle frasi e,le ripeteva in diversi modi e con gesti per farsi capire.

Faceva domante semplici per spronare almeno qualche frase in inglese come quando una sera cercava di spiegare cosa si fa la domenica.

Scrisse una parola sulla lavagna “CHURCH” pronunciando “Ciorch” noi incece leggevamo“Curc”  e non capivamo. The teacher giungeva le mani e si faceva la croce per farci capire che la domenica si va a messa a pregare. Noi interpretavamo in modo del  tutto diverso quei gesti e lo guardavamo straniti.

Finalmente disperato per farsi capire si inginocchio’ vicino a me, mi prese le mani e me le mise giunte. Io imbarazzatissima balbettai qualcosa .

Un vocione d’uomo da dietro la classe tuono`:“a cchiesa a demmennica  si va a preca`” ( alla chiesa la domenica si va a pregare) questa la capimmo subito. Tutti in coro ripeterono “Church” in inglese. Il maestro tiro` un sospiro di sollievo fece un sorrisetto e continuo` la lezione.

Per gli anziani era molto piu` difficile, si vedevano confusi e  smarriti. Corrugavano le ciglia e protestavano la lezione come fosse un affronto personale. Scuotevano la testa e ad alta voce  dicevano che non erano venuti qui a far brutta figura nelle classi ove forse erano presente anche i figli. Il ruolo dei genitori da insegnati nel processo evolutivo dei figli , ora erano diventati gli studenti dipendenti ai figli i quali imparavano l’inglese molto più facilmente. I genitori si sentivano a disagio. Dopo qualche settimana le classi cominciarono a diradarsi .

In America l’insegnate viene chiamato col nome proprio come Mister Smith o Mrs. Smith per la donna; Ma noi andavamo con l’usanza nostra e ci rivolgevamo a loro col titolo.

Non  sapeva pronunciare il titolo di “Teacher” ( insegnante) e dicevamo “tich “ Era  un nomignolo forse anche degradante, ma da buoni sportivi  che erano, non dicevano niente. Per noi invece la scuola serale  erano meno traumatica.  Stavamo anche imparando a partecipare in classe .........a modo nostro .Quando riconoscevamo una parola che assomigliava all’italiano come “stop” “article” interrompevamo la lezione,chiamavamo il “tich, tich”e facevamo lezione a lui. Ando’avanti cosi  per un po` poi il Teacher ( l’insegnante) ci avverti` che la lezione non doveva essere interrotta fino alla fine quando sarebbe stato lui a fare le  domande. Non e’facile zittire 25/30 italiani nella stessa sala ma il Teacher ci riusciva.

Il gruppo di nuove amicizie con altri giovani venuti anche loro da poco si allargava.

Ci accomunava la nostalgia del vecchio e la trepidazione  del nuovo. L’ansia che  provavamo nelle classi. Parlavamo tutti un dialetto diverso e forse questo ci spingeva ad imparare la nuova lingua e a dire  quelle poche frasi che potevamo pronunciare. Infatti inizio` fra noi una gara  di chi poteva imparare  di piu` e al  piu’ presto.

C’era sempre qualcuno che credeva di saperne piu’del maestro e interrompeva per correggerlo. Il maestro pazientemente  e senza offendere spiegava di nuovo la lezione. Era da ammirare gli insegnanti, dimostravano pazienza e tolleranza con noi. Noi avevamo l’aria di un grande popolo civile, avevamo le nostre arti, la ricca cultura, chi credevano di essere questi americani? ci facevamo belli col passato.

Ma questo era il presente  e benche`nessuno lo ammetteva fra noi c’erano gente che appena appena sapeva leggere e scrivere. Eravamo noi nello svantaggio, le nostre arti per ora dovevamo metterle da parte .

Passo` ancora  qualche settimana. Noi ragazze notammo che tanti maschietti, non tutti, dopo la prima meta’ della lezione sparivano.

Era un mistero che fu presto risolto. Apparentemente alle ragazze americane piacevano i ragazzi italiani venuti da poco, sapevano che erano a scuola e venivano ad aspettarli  fuori con le belle grandi auto americane e se li portavano a spasso. Per i ragazzi nostri sarebbe stato inumano rifiutare tutto quel ben di Dio,le ragazze bionde e le Cadilalc, chè potevano desiderare di piu? Apprendere questo ci lascio` un po` interdette, confuse. “La liberta di scelta “ che poco tempo prima ci aveva tanto incoraggiate e ci aveva fatto sentire un nuovo senso di certezza  ora dissipava. Non tutti i ragazzi ci avevano abbandonato, tanti  altri rimasero alle lezioni fino alla fine.

Dopo qualche tempo del “uscire insieme” anche i ragazzi che erano usciti fuori di strada tornavano a scuola corteggiare seriamente le ragazze paesane. La scuola serale si faceva sempre piu` interessante. Nacquero amicizie, fiorirono amori. Molte amicizie sono durate fin ora, altre si sono perse  con  gli inesorabili cambiamenti di vita. Qualche  amore che ebbe  inizio  nelle classi finirono in matrimoni, altri furono di breve durata.  Altri ancora delusi da qualche amore non ricambiato tornarono a scrivere  alle ragazze lasciate al  paese di origine.

 

Delia Socci Skidmore

3marzo 2008

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