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Da “Il Giornale d’Italia” del 2 gennaio 1937

 

Presepi e zampognari

 

Nel cerchio candido dei monti

 

Gaetano Venturini - Settefrati, dicembre 1936

 

Firenze- Galleria degli Uffizi - Gentile da Fabriano: L'Adorazione dei Magi, ParticolareLa neve, le zampogne, il presepio, il fuoco che arde in un turbine di faville, la meraviglia incantata dei piccoli, mi paiono tutti elementi di quella innocenza, di quello stupore, cosi` profondo che ci mette in cuore il Natale. Un sobbalzo ai primi di dicembre, quando - per la novena dell’Immacolata - non visti, come cantava Pascoli, gli zampognari e fanno cadere nel mezzo della nostra consueta fatica uno zampillio di note che violentemente ci incatenano l’anima. Nell’aria si sente odor di Natale . Le montagne par che orecchino quel suono giu` dalle citta` e dai paesi del piano e rapidamente, per l’occasione, si vestono di bianco, acconciandosi per il panorama natalizio,  nei loro silenzi.

 

Perfetta letizia di un ritorno lontano

 

Meravigliose vigilie, ansie martellanti degli anni di collegio, di questi tempi! Venti, ventuno... come lentamente cascano quei foglietti fini del calendario col numero in rosso. In classe, il professore tradizionale ha gia` dettato il tema per le vacanze di Natale: uno dei temi che svolgevo volentieri in questa casa in mezzo ai monti , davanti al fuoco. Eccolo finalmente spuntare il fogliettino del ventitre`; e giu` a scavezzacollo verso la stazione con quel senso divino di delizia quando si esce dal collegio o dalla caserma. Arriva il treno. Uno di quei trenini di vecchio tipo con la locomotiva affetta da raucedine, con le ruote rachitiche e col fumaiolo enorme, tanto cari a quel tempo e che oggi invece ci fanno proprio pena. Una delizia! Guardare dallo sportellino quel paesino carcere dove c’era un frastuono infernale per tutto l’anno tra Cicerone , Virgilio, Livio e Cesare. A non parlare della gelidezza crudele di quelle equazioni cosi` prepotentemente impostate. Ci voleva opoi che il treno si muovesse perche`- soddisfazione suprema! - gli accigliati professori, anch’essi in procinto di partire , ti usassero la cortesia di un sorriso, che` in quel momento rideva anche a loro il cuore. E che gusto in fine quell’arrivo sulla piccola piazza del paese, dove si pavoneggiano tanti altri piccoli demoni scatenati, nelle uniformi lucenti di collegio che tra un giorno o due saranno frettolosamente smesse e riprese solo, con una tristezza tremenda, poche ore prima di ripartire. Sulla soglia della cucina si abbraccia poi la mamma con la veste tutta infarinata perche` prepara le cose rituali, mentre il suo volto e` cosi` luminoso nello specchiare il suo ragazzo che torna. E il babbo li`, davanti alla fiamma, sorride anche lui ma di sottecchi, che` non vuol dare a vedere la sua gioia pur grande. Intanto quel birbone del gatto(si sa che in questa occasione butta giu` un po’ della sua indolenza) coda alzata, fa l’aspo,  la’ davanti al camino e ai fornelli. Tornare a questi ricordi - non importa se negli occhi tremola qualcosa e il cuore batte forte - fa tanto bene.

 

Realta` magica del Presepio

Come un bambino ho visitato ieri l’altro il Presepio - quello di gusto cosi` fine preparato nei locali della Casa del Balilla di Sora. Il paesaggio - colline, fiumi, piane   e` proprio quello della nostra terra ciociara. Le casette sono quelle cosi` fresche,buttate in mezzo al sole ed alla neve dei nostri monti e delle nostre valli. Ed i pastori? Mi pare di averli veduti: sono quelli col giubbettino rosso e coi calzoni turchini, col cerchio d’oro ancora all’orecchio, che mi sono spuntati dinnanzi, nella pace profonda dei campi sulle rive del Liri. E questi altri , cosi` primitivi, sono gli uomini , tagliati si direbbe , nel tronco delle quercie che abitano su nelle carbonaie dei miei monti e che calano stanotte per ascoltare la messa. Queste acque correnti su cui trema l’ombra dell’erbe minuscole de;l Presepio, queste cascatelle argenteee che i bimbi guardano con occhi grandi, sono le acque che mormorano nelle nostre campagne o che scrosciano giu` per le pietraie della mia montagna. Il senso di attesa , d’imprevisto e di fiabesco , diffuso sulle facce dei pastori illuminate da luci che emergono d’improvviso in mezzo alle rocce , e` la realta` magica; e` la fede fiammante del nostro popolo di pastori , di pellegrini, di emigranti , di coloni. La rete delle stradine bianche , che vanno all’infinito come nei sogni e nei libri delle fate , e` quella su cui imprimono [...] le nostre bestie che passano mansuete e pazienti pel travaglio di tutti i giorni. E gli zampognari con quei poveri cappellacci sono la voce della montagna che canta sempre , anche quando noi non la sentiamo.

 

Una stella d’oro per tutti gli uomini.

 

Ed ora ascolto, solo, la conversazione multanime e inquieta della fiamma su cui ho deposto il ceppo , religiosamente. Ecco dalla Pieve si leva, immensamente bello il suono delle campane. Nel fondo dell’anima una nostalgia immensa mi prende: nostalgia di sentirmi piu` forte per essere piu’ buono, nostalgia di favole belle. E` un momento cosmico questo della vita dell’universo. Tutto sembre posare sulla terra; ed anche negli uomini si allentano tante tensioni, tanto pianto segreto , fatalmente sconosciuto a tutti. E nella pace struggente di questa Pieve l’organo immette nel gorgoglio di note la voce delle zampogne sognanti e piangenti . Pel vasto mondo ci devono essere ora uomini protesi angosciosamente verso una fede , come i pupi scaglionati su` per la montagna del Presepio. Oh, immergersi nel mistero bianco di un mondo magico dove tutto scivoli cosi`, senza sforzo, leggermente come le cosine meccaniche del Presepio sulla striscia delle acque. E` nato Gesu`! Corrono pei cieli  i cori degli angeli osannanti gloria nell’alto e pace sulla terra agli uomini di buona volonta`. Ed ora si muove sulla capanna di Betlemme una stella d’oro: una stella d’oro per tutti gli uomini! “Tu scendi dalle stelle” e` l’inno che sale tra i vapori dell’incenso ed e` la confessione e la simpatia umana di questi miei montanari che sanno spiegare con mistero della poverta` il mistero dell’amore. E` mattina. La neve copre la montagna. Dalla finestra vedo cento comignoli fumare; il vento geme attraverso la cappa del camino, turbinando calano i  fiocchi. Neve: incanto bianco! Ma il popolo grave e felice aggiunge: “Sotto la neve pane”.

 

 

21-12-06