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Progresso tecnologico e disoccupazione - 3

In precedenti considerazioni sul tema della disoccupazione avevamo parlato del progresso tecnologico, figlio del progresso scientifico, cioe’ delle accresciute conoscenze delle leggi che governano la natura, ed avevamo detto che esso progresso tecnologico e’:

-Un processo attivo da sempre, fondato sulla sete di conoscenza dell’uomo;

-Un processo al quale hanno contribuito tutti gli uomini, direttamente gli uomini di scienza, indirettamente tutti gli altri per aver creato le condizioni al contorno per la ricerca, ovvero semplicemente quali utenti di ritrovati della tecnica le cui osservazioni o la cui approvazione generano feed backs  che interagiscono con il sistema di acquisizione delle conoscenze, per non parlare della ricerca finanziata dalla mano pubblica con i denari di coloro che pagano le tasse;

-Un processo che consente all’umanita’ di soddisfare i suoi bisogni con i suoi ritrovati e con sempre meno persone dedicate (la macchina di oggi e’ meno potente di quella di domani, domani occorreranno meno operai/impiegati/dirigenti di oggi );

-Meno lavoratori a parita’ di prodotto sarebbe cosa buona in se', anzi e` cosa buona, se si considerasse l’extraproduttivita’ del sistema come appartenente a tutti, perche' figlia ultima nata di uno sforzo di ricerca della conoscenza delle leggi della natura che dura da sempre, una , se si vuole, interminabile sinfonia, che e` dono di Dio all’Umanita’ e frutto del lavoro di tutti gli uomini, e come tale dovrebbe beneficiare tutti;

-L’extraproduttivita’ del sistema potrebbe portare tutti a lavorare meno; se poi si considerassero gli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti, potremmo dire che, eliminate gli sprechi e lavorando meno ma tutti la qualita’ della vita migliorerebbe enormemente per tutti;

-Normalmente, mediamente, in USA si cambia l’automobile ogni tre anni ed il computer ogni due anni; prodotti costosi, importanti per la vita moderna di tutti, muoiono di obsolescenza perche’ il sistema economico cosi’ comanda.

-Nonostante l’ “obsolescenza” che fa scartare oggetti ancora tecnicamente funzionanti, che di fatto determina un incremento artificioso dei beni necessari, i sistemi produttivi  producono quanto necessario con un impiego sempre minore di lavoratori, espresso in termini di lavoratori impiegati/popolazione attiva;

-I sistemi economico/produttivi generano quindi disoccupati, finora hanno generato disoccupati;

-I sistemi produttivi potrebbero continuare a funzionare se, semplificando ma salvando il senso del discorso, si lavorasse tutti di meno, cosi’ facendo lavorare tutti, e se tutti guadagnassero di meno, soprattutto coloro che approfittano della debolezza della politica buona ("Se il sale non sala piu'....") per condizionare quella cattiva, cumulando ricchezze assurde, da incubo, quelle stesse che poi in larghissima parte mancano ai poveri; sì, lo sappiamo, “e’ piu’ facile che un cammello…”; sì, crediamo che un giorno potrebbero essere chiamati a rispondere; sì, lo crediamo, portano nella loro coscienza un'autocondanna, ancorche’ sepolta, zittita da mille diversivi, da stordimenti vari........

-“Una Chiesa povera, una Chiesa per i poveri”: cosi’ Francesco, così  il nuovo Francesco di Roma: volesse il buon Dio che ce la faccia.

-Gli sprechi sono contrari al nostro dovere di custodire la natura, che ci e` stata affidata perche’ noi ne vivessimo con rispetto, e perche’ la custodissimo, la curassimo, la difendessimo, l’amassimo.  Gli sprechi per generare disoccupati e perche’ lorsignori accrescano le loro orride ricchezze (come fanno a non pensare al povero che bussa, anche quando nel silenzio sembra non bussare: Matteo 25,41-42 ”Via lontano da me maledetti nel fuoco eterno… perche` ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare…” : e’ un imperativo assoluto aiutare chi e’ nel bisogno e puo’ essere aiutato, e’ un imperativo assoluto: la solidarieta’ sociale, se vogliamo chiamarla con una espressione asettica, non puo’ esaurirsi con il pagamento delle tasse, ma deve cominciare dopo il pagamento delle tasse: NON SI PUO’ ESSERE INSENSIBILI DAVANTI AI BAMBINI CHE MUOIONO DI FAME; NON SI PUO’ ESSERE INSENSIBILI DAVANTI AL 40% DI GIOVANI DISOCCUPATI; NON SI PUO’ ESSERE INSENSIBILI DAVANTI A COMUNITA’ MORENTI: NON SI PUO’ ESSERE INSENSIBILI DAVANTI A GESU’ CRISTO NASCOSTO NEL POVERO, CHIUNQUE ESSO POVERO SIA.

Antonio Vitti - 18 marzo 2013

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