Delia Socci Skidmore

LA FESTA

18 Agosto

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Cosa si puo' dire della festa che non sia stato gia`detto, scritto e fotograto mille volte con amore, fede ,l acrime, sorrisi e musica?

Descrivo “la Festa” non  come si svolge ma per come la sente chi scrive.  

Mattino bello e sereno, la piazza gremita di gente, tutti  armati di camere e  telecamere a riprendere ogni minuto del Grande Giorno.

La festa inizia. Settefrati e` vestito a festa con mille luci colorate che adornano il paese.  

Il fontanone adornato di fiori spruzza un potente zampillo d’acqua  sopra l’ampia vasca.

La statua della Madonna appare  all’uscio della chiesa portata a spalla e si sofferma sul piazzale mentre i fuochi pirotecnici esplodono in alto a miriadi, in vivi colori. E` uno spettacolo fantastico. Quando la processione si avvia  noto  che i fedeli in processione non erano tutti  vestiti a festa come  sempre, ma casualmente, scarpe comode, bastone e backpack.

Seguiranno a piedi la processione lungo gli antichi irti sentieri, fra i rovi.

Ci avviamo seguendo la Statua e la banda che suona inni festivi. La strada e` fiancheggiata da auto che si vedono affilate fin dove arrivava l’occhio. Pronte per portare a Canneto i fedeli che non cammineranno con la processione.

Tristemente non posso partecipare alla ardua scalata e aspetto al lato della strada dove passa la processione che sarebbe poi scomparsa dalla vista.

Avrei voluto arrampicarmi alle alture, tra i rovi, camminare sui sassi e seguire la Vergine come il mio animo tanto bramava e come avevo fatto tante volte da ragazza senza alcuna difficolta`. Ma allora ero svelta e leggera e la mia primavera era appena iniziata. Ora e` passata anche la mia estate e l’autunno, la Grande Sera e` prossima. Abbasso gli occhi mesti, non riesco a trattenere le lacrime. Spero che nessuno se ne sia accorto, dietro gli occhiali scuri.

Con altri prendo la circolare ci avviamo per la Rocca il piu`alto del cammino e luogo di sosta prima che si prenda la discesa verso il Santuario. Sulla Rocca c’e gia` gente che aspetta. Un po’ piu in la`sotto la tenda  vendeno panini e bevande.  Non piu` le comari  col cesto pieno di delizie casarecce? Forse mi aspettavo una bianca tovaglia stesa sull’erba e noi seduti per terra a “rasciatarci” sgranocchiando un cantuccio di pane fresco con olio e aceto e un po` di sale. Siamo tutti ad aspettare in piedi vicino all’orlo del dirupo. Tra la folta vegetazione e le curve dei sentieri ogni tanto si intravede uno stralcio della lunga processione ed i canti arrivano fino a noi. Ammiro la fede di quel seguito e l'entusiasmo che li accompagna  a salire l’erta montagna.

I canti si sentono piu` vicino adesso, stanno per arrivare. Un altra svolta attorno al guado ed ecco apparire la statua portata a spalla. Noi che attendiamo scoppiamo in un fragoroso applauso ad onore della Regina Madre Nostra. Uomini e donne stendono le mani verso la venerata Statua simbolo da secoli della religiosita`locale, il folclore del paese che lo distingue da altri paesi della valle.

Il corteo si ferma, prendono una breve sosta poi si raggruppano per iniziare il percorso piu facile sotto l’ombra degli antichi faggi e in discesa. Noi ci avviammo in macchina per aspettare  sul sagrato davanti al santuario. Gia` il piazzale e tutto il prato e` pieno di gente. Schierati in fila molti sono gli stendardi di diverse compagnie venute in processione a fare gli onori a Maria. Si avvicinava il mezzogiorno e il caldo picchia. Alle fontanelle d’acqua freschissima direttamente dalla sorgente vi sono lunghe file di persone, per dissetarsi.

Aspettiamo scrutando la via da dove arrivera` la processione.

Quando arrivo` fu accolta da una marea di fedeli con battimano grida, di Evviva Maria! ….. inni e melodie.  

L’anima esulta tra lacrime e sorrisi, fra amore e tristezza.     

Non sono sola vedo molta gente che prova gli stessi sentimenti.   

La Madonna entra trionfante al Santuario in processione, segue la solenne Messa Cantata. La gente affolla la chiesa e tanti sono fuori.

Al termine noi ritorniamo al paese mentre altri restano per il pranzo

Sola a casa ora, mi guardo intorno, non ci sono fornelli accesi, nessuno cucina, nessuno prepara la tavola per il pranzo festivo. La casa e` vuota il silenzio e` assordante. C’era un tempo, in  questo giorno, quando la nostra casa si riempiva di parenti. Era il momento central, quando tutti venivano a “ fare le feste” . Era un via vai di gente, la casa risuonava di suoni allegri e risate quando i fratelli, dotati di spiccato senso dell’umore, ci tenevano tutti allegri con le storielle che diventavano sempre piu lunghe ogni volta che le raccontavano. Mammarosa non verra` a tirarci giu` la gonna a noi ragazze per coprirci meglio  mentre sedute a mangiare per le scale che portano al secondo piano. Non la sentiro` premurosa dire: “accappa, mamma, accappa” Ancora ne parliamo della nonna e i suoi “accappa”. Quanta innocenza e semplicita` ora svanita per sempre. E non mancavano mai i piccini ai quali quasi sempre io dovevo accudire siccome ero la piu` grandicella.  Mi volto attorno come per cercarli..... accarezzarli, abbracciarli  Iole, Maria, Livia , Marina, Ugo, Rosanna............. ma non ci sono. Non un suono, niente.

 

Solo fuori la banda suona l’ultimo pezzo in piazza prima di ritirarsi per il pranzo.   

  

Delia Socci Skidmore

 

2 novembre 2010