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Capodacqua

 

 

C’era una volta, ed un giorno sembra che tornera’ ad esserci, un fiume che nasceva da una roccia grigia come d’argento antico; le sue acque cantavano ed alcuni alberi (fagus silvatica) facevano corona alla sua sorgente, di tanto in tanto muovendo le foglie verdi, lucide. A sera il fiume diventava di un azzurrino pallido, di notte praticamente incolore, ed allora il canto delle acque si udiva piu’ forte. La luna amava il fiume ed i faggi, e  la voce dell’uno e degli altri e passava sempre sopra la valle popolata di creature di ogni genere. Esseri terreni (minerali, vegetali, animali); esseri celesti (stelle, angeli ed anime superiori); esseri di natura mista come gli uomini (un po' celesti e terreni per tutto il resto). C’era poi il sole… . E il fiume sempre a cantare…. ogni tanto cadeva qualche stella … con continuita' affioravano piccole stelline dai depositi minerali da cui emergeva il fiume (in tempi ed in circostanze diverse furono analizzati i frammenti delle stelle del cielo e quelli delle stelle emergenti con le acque dalle rocce d’argento della sorgente: si sarebbe trattato di materiali comunissimi, molto diffusi in natura, ematite, pirite, mica.., cosi’ si espressero gli analisti). Alcuni hanno voluto sostenere che fra i tanti esseri che popolavano quell’angolo nascosto del mondo vi fossero anche tutti i morti, ma questo chi mai potra’ oggettivamente dimostrarlo? (.... certamente non i chimici che fallirono penosamente nel capire qualcosa delle stelle del cielo e della terra…..). Si e' voluto sostenere che in opportune condizioni fosse dato anche agli uomini di ascoltare i discorsi pacifici degli alberi e che il fiume a volte cantasse inni in una antica lingua morta. Piu’ credibilita’ s’era sempre data alla leggenda che voleva fra gli spazi stellari soprastanti la valle vi fosse un coro continuo di grande suggestione (di angeli o di stelle nessuno s’era mai esposto a dirlo), udibile meglio il coro durante la stagione fredda e di mezza estate. Amico di tutti gli esseri che popolavano la valle ed il suo cielo era il vento: le foglie degli alberi amavano le sue carezze. In tempi antichi una giovane dea regno' sulle acque e su tutta la valle; il suo fu un regno di grande pace e saggezza e di questa regina vi e’ un buon ricordo fra tutti gli esseri abitatori del luogo (il fiume le avrebbe dedicato un’intera raccolta di canti) e certamente il suo nome sara’ ripetuto nei secoli venturi. Ma c'e' un evento centrale nella vita di quei luoghi, tutti concordano, ed e’ la visita alla sorgente del fiume della regina delle stelle e stella anch’essa e donna; scese direttamente dagli spazi superiori e volle visitare la sorgente (si dice che fosse attesa da millenni e dal contesto generale dei fatti la cosa e’ evidente). Si sedette e volle tenere un po’ di compagnia al fiume e a ricordo della visita (da quel giorno data tutta la storia della valle) fece emergere le miriadi di stelline di cui si e’ gia’ detto dalle rocce del sottosuolo; sembra ormai certo che una bambina assistette alla scena e fosse carezzata dalla signora delle stelle. Da questi fatti nacque l’uso antico di visitare la sorgente, apparentemente per vedere se per caso la Signora fosse tornata a visitare il fiume (finora nessuno l’ha vista ma tutti sono certi che un giorno tornera’..) in realta' piuttosto perche' in quel luogo sono avvertibili vibrazioni residue,  iniziatesi con gli eventi dell'anno zero della valle. I poeti, che su questo genere di cose sanno essere a volte ancor piu’ sensibili degli alberi, ci garantiscono che certe notti nella valle sono un vero incanto: essi dicono che bisogna solo ascoltare, non altro, ma cio’ che e’ facile per loro non lo e’ per noi comuni mortali … i piu’ difatti troviamo difficolta’ anche nel solo sentire il fiume, ed appena intendiamo che qell’antico re  ha qualcosa di certo da dire. Tutto cio’ che sto dicendo e’ solo un riassunto di quanto ho letto in un breve manoscritto non da me’ databile, di certo antico, ma non saprei dire quanto antico. La cosa che piu’ mi preoccupa e che il manoscritto dice dell’altro che mi pare piu’ interessante e cosi’ audace che, anche se da tanto ci rifletto, ne sono ancor oggi un po’ turbato. Ve ne propongo la sintesi migliore che mi viene in mente: " La Donna e’ la madre ed il cuore dei viventi : Ella e’ tutti i viventi ".

Il manoscritto contiene invero il teorema fondamentale richiamato (proprio cosi’ e’ chiamato, teorema fondamentale) non in forma cosi' sintetica ma come incastonato in un racconto poetico, a tratti molto poetico, in una costellazione di teoremi secondari e terziari, corollari, lemmi; vien da pensare che lo scrittore possa essere stato di buona cultura, forse un monaco benedettino, ma potrebbe essere stato un nostro pastore di spirito profetico dotato; certamente egli comunque era un animo sensibile ed un'intelligenza audace. Il senso della natura che emana dalle poche pagine dello scritto e’ fortissimo e la sua religiosita’ elevata, e, a me pare, del tutto ortodossa. Dico nessuno pensi che il nostro autore non esiste e che ancora una volta si sia al cospetto del solito, consumatissimo e fortunatamente ormai desueto espediente letterario: non e’ vero e lo so per certo......: l’essere che ha scritto il manoscritto e’ realmente esistito, un pover’uomo con un po’ di fantasia e tanta inguaribile tristezza. Se avete letto  cose strambe non vogliatene all’estensore del manoscritto che ne morirebbe; addossatene tutta la colpa a chi ha raccolto il suo sogno ed il suo pianto, a chi vi scrive,  anche se lui stesso, ve lo garantisco, non vorrebbe farvi perdere tempo.

Antonio Vitti

1/6/04

 

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