Paesaggi da leggere

 

   Sono ligure ed ho imparato a leggere il 

   paesaggio anche dalle poesie di Montale

Italo Calvino                                                                                     

  .... un uccello solco’ il cielo, lo tradussi subito in aereo.....

  Borges  

 Che i paesaggi possano essere visti in modi diversi e’  certo;  essi possono essere letti, cioe'  contengono messaggi, sono dei testi, "multimediali", o "ipertesti", come va di moda dire oggi (quindi leggere da intendersi anche come vedere, ascoltare.). Vero, certamente vero, tutto vero. Che sia possibile imparare a "leggere" i "paesaggi"  aiutati dai poeti e’ cosa indubbiamente piu’ sofisticata, piu’ impegnativa; se poi si intende per paesaggio non solo il paesaggio geografico, fisico in senso stretto, ma il paesaggio in senso metaforico, includendo i "paesaggi interiori", o, perche’ no?,  ogni insieme piu’ o meno complesso di qualsiasi genere – un libro, una storia, un brano musicale, l'universo toto -  allora dovremmo riscrivere la stupenda frase di Calvino, sacrificandone per fini di chiarezza  la valenza poetica, :”La poesia e' la chiave di lettura di tutto”. Ed e’ vero, e’ sempre vero: e' certo. Se, e se lo dice Calvino e' credibile, se e' possibile leggere il creato con gli occhi del poeta, se con un solo iperlink passo dall'uccello all'aereo ("traduco" un uccello, non la parola uccello ma proprio l'uccello!), con un paio di clicks arrivo in cima a quei monti, in mezzo agli alberi dove impera il bello,  fra  benefiche ed antichissime divinita'. Ma l'estensione della metafora della poesia che aiuta a leggere tutti i generi di "paesaggio", non deve impedire di applicare la medesima metafora ai paesaggi veri, da leggere, da ascoltare. Di quello al quale mi riferisco un tempo conoscevo ogni angolo: parlo del paesaggio dei miei monti; ma ora le gambe si sono appesantite, il fiato e' corto e i miei monti non sono piu' da me raggiungibili, ho gia' detto addio. I miei amati paesaggi...  Mi ero gia' accorto che il mio vero paese si snoda fra il Prato di Casalorda e il Valico di Portella, l'unico luogo dell'universo in cui sento pace; ma non mi ero accorto che dai miei cari luoghi mi pervenissero arcani messaggi, tramite il vento, gli uccelli, il rombo dei temporali estivi, la luce delle stelle ..... Dei messaggi di cui tento un minimo di classificazione non me ne era certo sfuggito il piu' importante: il silenzio: ovvero quel canto vertiginoso diretto esclusivamente al cielo: quel coro che contiene e supera tutte le voci.  Ma se tutto rinvia ad altro e tutto nel rinviarsi reca nuovi messaggi cosa vuol dire un antichissimo monte ad un suo ex frequentatore, qual'e' il messaggio che mi perviene dal monte quando si staglia scuro nelle notti senza luna, o quando combatte contro i tuoni,   o quando si bea della luce delle stelle: cosa vuol dirmi il mio sacro monte cosa vogliono dire i suoi silenzi,  i suoi verdi splendori,  le sue rocce argentee? Solo son certo che il messaggio risiede nell'essere stesso del monte mio, del quale percepisco la sacralita'... mi perviene da epoche immemori mi sopravvivera' per millenni ma cio' non di meno sento che la sua antichita' mi e' familiare e che la sua sacralita' e' quella di tutto il Creato: la sua antichita' silente me lo rende piu' che amico direi di famiglia: il mio corpo passera' come una effimera stagione, ma un giorno io capiro' meglio che l'antichissima creatura che io chiamo Casalorda configura  un ambiente dove io ho bramato  per il mio futuro un ricordo arcano che spero un giorno di vedere svelato alla luce del sole, in compagnia dei miei prati e delle mie rocce, sotto il mio cielo.

18/10/04 

 

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